Rottura ancoraggi inox in ambiente marino

Consigli, tecniche, materiali e varie utilità.

Rottura ancoraggi inox in ambiente marino

Messaggioda funkazzista » mer nov 12, 2014 10:14 am

Altra puntata di questa saga, dalla pagina FB di Maurizio Oviglia.
Prenditi il tempo di leggere anche i commenti.
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Re: Rottura ancoraggi inox in ambiente marino

Messaggioda espo » mer nov 12, 2014 10:24 am

la sostanza è trita e ritrita ormai :(

meno male che per ora non ha portato a conseguenze.

un bel casino cmq l'ambiente marino. certo ambiente marino.
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Re: Rottura ancoraggi inox in ambiente marino

Messaggioda Kinobi » mer nov 12, 2014 10:56 am

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Re: Rottura ancoraggi inox in ambiente marino

Messaggioda espo » mer nov 12, 2014 11:23 am

Kinobi ha scritto:
espo ha scritto:la sostanza è trita e ritrita ormai :(
.


La sostanza non è trita e ritrita, purtroppo.
E


nel senso che se ne è parlato tanto

poi cmq una certa difficoltà nel capire comprendere e poi applicare esiste. anche a interessarsi e legger tutto, anche + volte poi a memorizzare e applicare non è facile se non vivi la tua vita 24/24 sui materiali e simili.

io ricordo i concetti base, magari ieri ho fatto casino 310/316, so che devo monitorare ma a riconoscer al volo tutto o ricordare tutto non mi riesce. e cmq penso di esser uno superiore alla media come conosceza materiali manovre attenzione ecc ecc.

è la vita....
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Re: Rottura ancoraggi inox in ambiente marino

Messaggioda ProcioneFalesio » mer nov 12, 2014 11:55 am

espo ha scritto: nel senso che se ne è parlato tanto


E' giusto parlarne fino a diventare epilettici, perché gli arrampicatori di oggi e quelli di domani devono essere consci dei problemi legati alla sicurezza in questa attività.
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Re: Rottura ancoraggi inox in ambiente marino

Messaggioda funkazzista » mer nov 12, 2014 12:08 pm

espo ha scritto:... penso di esser uno superiore alla media come conosceza materiali manovre attenzione ecc ecc.

La maggior parte di chi ha la patente pensa di essere un guidatore superiore alla media.
Fa riflettere, no?
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Re: Rottura ancoraggi inox in ambiente marino

Messaggioda espo » mer nov 12, 2014 12:36 pm

funkazzista ha scritto:
espo ha scritto:... penso di esser uno superiore alla media come conosceza materiali manovre attenzione ecc ecc.

La maggior parte di chi ha la patente pensa di essere un guidatore superiore alla media.
Fa riflettere, no?


non lo so e mi interessa poco dei guidatori italiani.

so ben invece come sono preparati e attenti arrapicatori e alpinisti in materia
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Re: Rottura ancoraggi inox in ambiente marino

Messaggioda Ziggomatic » mer nov 12, 2014 13:15 pm

espo ha scritto:
funkazzista ha scritto:
espo ha scritto:... penso di esser uno superiore alla media come conosceza materiali manovre attenzione ecc ecc.

La maggior parte di chi ha la patente pensa di essere un guidatore superiore alla media.
Fa riflettere, no?


non lo so e mi interessa poco dei guidatori italiani.

so ben invece come sono preparati e attenti arrapicatori e alpinisti in materia



In realtà l'osservazione del funkazzista - che non si può non condividere - è che quasi tutti sono convinti di avere una preparazione superiore alla media, al volante come in parete.

Le cagate le fanno sempre gli altri....
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Re: Rottura ancoraggi inox in ambiente marino

Messaggioda Kinobi » mer nov 12, 2014 13:18 pm

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Re: Rottura ancoraggi inox in ambiente marino

Messaggioda espo » mer nov 12, 2014 13:43 pm

Ziggomatic ha scritto:
In realtà l'osservazione del funkazzista - che non si può non condividere - è che quasi tutti sono convinti di avere una preparazione superiore alla media, al volante come in parete.

Le cagate le fanno sempre gli altri....


va beh volevo solo metter in evidenza che non è facile distinguere questo problema e simili (tipo placchette che incastrano ecc ecc) da occhio profano e pure da occhio esperto ma non specifico.

cmq ora son diventato uno sbanfone :lol: :lol: :lol: :lol:
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Re: Rottura ancoraggi inox in ambiente marino

Messaggioda mikesangui » mer nov 12, 2014 13:52 pm

Sarebbe interessante avere un archivio storico dei casi per poterli analizzare nell'insieme.
dalla foto di Ovliglia si nota che :

1 il fittone è nero nella zona di rottura, non è il primo che vedo in tali condizioni.. in sardega,
2 la zona di rottura è in prossimità della saldatura (ma non so se è un dato indicativo o fuorviante)
3 la zona di rottura è , pare, nel punto dove il fittone esce dalla roccia e cioè dove c'è il carico massimo.

Aggiungerei che il fittone si è rotto ad arcadio... che non è proprio una falesia sul mare. Non sarebbe male capire a che distanza la salsedine ha un effetto. Se è evidente che a punta cusidore questo problema non esiste, mentre è certo che a cala luna il problema ci sia.. le falesie poste nel mezzo?
Poltrona, buchi arta, dorgali... tutte più o meno alla stessa distanza di Arcadio...

Sulla rottura mi vien da dire due cose:
il fittone non era messo in posa nel migliore dei modi visto che la testa non era incassata, ma è una cosa che si inizia a fare adesso.. 10 anni fa i fittoni venivano posti tutti a testa esterna. Poi ci si è resi conto che c'è il problema della rotazione e il problema della leva maggiore.
c'è chi sostiene che non vada incassata la testa, in realtà va incassata bene, cioè il moschettone ovviamente non deve toccare la roccia e non deve fare leva, ma la testa va incassata lo stesso per avere la saldatura protetta dalla resina, per avere la forza più distribuita nei due punti affogati e infine per impedire eventuali forze in rotazione sul fittone.

ultima osservazione. La corrosione rovina i materiali perchè sostanzialmente ne asporta delle parti... oltre a migliorare la qualità del materiale, aumentarne la quantità , cioè il diametro può essere una stradaper aumentare la sicurezza. Ovviamente aumentano i costi, ma di certo un 12 mm al posto di un 10mm di diametro ha parecchia quantità di acciaio in più e quindi il tempo per eroderlo in maniera compromettente aumenta.
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Re: Rottura ancoraggi inox in ambiente marino

Messaggioda giorgiolx » mer nov 12, 2014 13:54 pm

io non saprei distinguere il materiale ma nel dubbio non scalo...

quest'estate sono stato in corsica e al paesino di porto sul mare c'è una falesietta con una decina di tiri...io ho guardato fittoni e sosta e ho pensato mah...
tedeschi ovviamente la prendevano d'assalto.
Ho visto uno che faceva mulinette solo su un unico fittone ruggine in sosta e gli ho fatto notare che forse era meglio se lasciava su almeno gli ultimi due rinvii...
mi ha fatto notare che era meglio se mi facevo i cazzi miei
gli ho fatto notare che erano cazzi suoi come la vita di sua morosa che ragliava in mulinette su un IV...
io nel dubbio ho lasciato la corda in macchina

è un peccato però perchè in italia ci sono un sacco di siti arrampicatori sul mare (sicilia, positano, sardegna, liguria)

boh, come faccio a fidarmi se in una falesia non so chi ha chiodato come ha chiodato con cosa ha chiodato?

quando deciderò di andare al mare per delle ferie arrampicatorie mi informerò quali sono le falesie buone e quali no
vado a uccidere il frigorifero che mi sta fissando

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Re: Rottura ancoraggi inox in ambiente marino

Messaggioda Kinobi » mer nov 12, 2014 14:13 pm

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Re: Rottura ancoraggi inox in ambiente marino

Messaggioda pablo75 » mer nov 12, 2014 14:16 pm

giorgiolx ha scritto:------quando deciderò di andare al mare per delle ferie arrampicatorie mi informerò quali sono le falesie buone e quali no


specialmente al mare e in luoghi di vacanza, dove il lavoro è di più mani, troverei difficile distinguere le falesie buone da quelle cattive

molto più facile che nella stessa falesia, coesistano vie di buoni chiodatori accanto a vie di cattivi chiodatori
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Re: Rottura ancoraggi inox in ambiente marino

Messaggioda Kinobi » mer nov 12, 2014 14:24 pm

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Re: Rottura ancoraggi inox in ambiente marino

Messaggioda funkazzista » mer nov 12, 2014 14:38 pm

giorgiolx ha scritto:... tedeschi ovviamente la prendevano d'assalto.
Ho visto uno che faceva mulinette solo su un unico fittone ruggine in sosta e gli ho fatto notare che forse era meglio se lasciava su almeno gli ultimi due rinvii...
mi ha fatto notare che era meglio se mi facevo i cazzi miei

Pare che in Germania le soste su un punto solo siano la norma.
Pare che anche il DAV (CAI tedesco) chiodi così.
Quindi per loro "va bene così".
Può darsi che mi sbagli, ma non mi pare che in Germania abbiano molte falesie sul mare... :roll:

giorgiolx ha scritto:quando deciderò di andare al mare per delle ferie arrampicatorie mi informerò quali sono le falesie buone e quali no

Già... peccato però che al momento nessuno è in grado di dirtelo (come già scritto anche da Kinobi, che è sicuramente più competente di me).
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Re: Rottura ancoraggi inox in ambiente marino

Messaggioda Kinobi » mer nov 12, 2014 14:49 pm

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Re: Rottura ancoraggi inox in ambiente marino

Messaggioda espo » mer nov 12, 2014 15:14 pm

funkazzista ha scritto:

Pare che in Germania le soste su un punto solo siano la norma.
Pare che anche il DAV (CAI tedesco) chiodi così.
Quindi per loro "va bene così".
Può darsi che mi sbagli, ma non mi pare che in Germania abbiano molte falesie sul mare... :roll:


quanto sotto vale per l'austria di cui ho buona conoscenza. ma vanno a braccetto con la germania di solito.

in falesia mi pare di no. ma ho una conoscenza quasi nulla. certe pareti classiche (su di là tutte le classiche praticamente son fittonate + o meno abbondantemente) sono state richiodate le soste e le doppie su un solo ancoraggio di diametro sui 16/20 con anellone (chiodi schubert vedi paklenica). questo a partire intorno al 1995 ( credo ma nn so esser preciso). negli ultimi anni han cambiato metodo e han iniziato a metter sulle doppie catene tipo falesia di quelle preparate e sulle soste gli stessi resinati dei tiri diametro 10 penso mettendone almeno 2, a volte 3. dove ci son gli anelloni grandi stanno iniziando a integrare con ulteriori resinati le soste.

non ho notizia di rottura del gambo del resinatone. quelli di paklenica pare che resistono bene ancora anche se li avevamo iniziato a doppiar con un fix già una decina di anni fa , non si sa mai.
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Re: Rottura ancoraggi inox in ambiente marino

Messaggioda ncianca » mer nov 12, 2014 23:03 pm

Buonasera,

Io penso che alle parole sarebbe bello, ogni tanto, fare seguire anche qualche fatto.

A me sono chiare poche cose:
1) esiste un problema, grave, ampiamente documentato anche se ancora poco capito;
2) esiste pertanto la necessità di richiodare un numero enorme di vie sparse per il territorio (forse con urgenza, non si sa ancora, non è chiaro);

Sul punto 1) continuerò a seguire le discussioni sui social, sui blog, sui forum, sui siti di settore, a cercare informazioni anche in lingue che non parlo, mi interessa capire, non mi aiuta a scalare, mi aiuta solo ad essere informato, ognuno libero di comportarsi come meglio crede in questa fase. Evito di intervenire sul tecnico perché non conosco, non ho i titoli, non ho i mezzi, non ho l'esperienza per intervenire. C'è un numero discreto di prolifici chiodatori che si stanno occupando e preoccupando di questo problema e a loro posso solo dire grazie, anche se so che non basta.

E passo al punto 2).

Signori, non nascondiamoci dietro un filo d'erba. C'è il rischio che il nostro giocattolo si rompa. Un giocattolone che ci è stato regalato, non dimentichiamocelo. Chiamatemi ingenuo, chiamatemi credulone, ma io credo che l'allarme di Oviglia e il suo tam tam non sia fuffa. È fuffa secondo voi? Secondo me no. Non facciamo neanche del terrorismo sterile, prendiamo però atto di quello che sta succedendo.

Io voglio continuare a giocare. Per giocare ho speso davvero tanto tempo e tanti soldi. Tempo per scalare e soldi per comprare il materiale per scalare. Non voglio neanche pensare a quello che ho speso di auto, benzina e autostrada, potrebbe venirmi la diarrea. Per non parlare del tempo che ho tolto alla famiglia, potrebbe venirmi il vomito. Ho arricchito negozi, fabbricanti, pompe di benzina, compagnie aeree, cani e porci. Non un solo c***o di euro è andato a chi ha chiodato le vie che ho scalato. Sì ho anche speso centinaia di euro in guide cartacee; mi sembra che spendere quei soldi invece che fotocopiare, fotografare, scaricare le guide da internet sia quasi un atto di creanza. Non entro nel merito delle varie promesse fatte dai vari editori e buoni samaritani, sui vari "bolts fund" in Italia, ma anche oltre manica dove ho bazzicato più che nel Bel Paese, potrei millantare di avere contribuito e tanto anche se indirettamente. Nella mia testa ho contribuito zero. E penso di essere nella media. Non sotto. Non sopra. Sono un italiano medio. Un IM.

Siamo sicuri che avere falesie ben chiodate, sicure, con soste a posto, etc. sia un atto dovuto? Dobbiamo proprio pensare che sotto sotto se uno chioda evidentemente qualcosa ci guadagna? Ma se anche ci guadagnasse, ma porcozzio, secondo voi è giustificato che per uno che chioda e che sicuramente anche se ci guadagna non si fa il SUV, centinaia di climber considerino questo un atto dovuto e gratuito e che si permettano anche di giudicare? Chi chioda lo fa spesso per passione, per divertimento, per gloria, vanagloria, perché ha voglia, perché sì, per avere un posto in una storia che non leggerà mai nessuno, perché cazzi suoi. Ma è pur sempre un rusco non indifferente. E noi intanto scaliamo. Noi intanto il massimo che riusciamo a fare è dire cose tipo, "eh ma questa via andrebbe richiodata", "chi ha chiodato questa via è un idiota", cose sentite, signori, non invento nulla, ho zero creatività.

Torniamo con i piedi per terra, per favore, cerchiamo di ragionare prima che ci scappi il morto e il PM di turno ci sculacci tutti prendendoci per i bimbiminkia che siamo. Il divieto di scalata in certi siti non è uno scenario così improbabile. Non di fronte a fatti gravi. Non aspettiamo sempre di toccare il fondo per capirle certe cose. Che poi non posso evitare di pensare male. Se proibiscono la scalata a Cala Gonone ci sarà sicuramente il genio che se ne fotte perché lui scala solo nel Lecchese e quello ancora più furbo che continuerà a scalare a Cala Gonone. Siamo in Italia, siamo italiani, siamo umani. Serve il biglietto di ingresso? In UK ci sono effettivamente posti dove si paga. Non è piacevole, ve lo posso garantire. Ma se c'è da pagare, si paga. Se pensiamo di essere più furbi rischiamo solo di provare che in realtà siamo scemi. E ve lo dico io che ho preso parte alla prima ondata di "fuga di cervelli" e sono stato pioniere del fenomeno inverso, il "rientro dei cretini".

In questi giorni che il problema richiodatura inizia a farsi sentire e farsi serio, per me, per chi verrà dopo di me, per noi tutti, per il nostro sport penso che sia giusto chiederci: che cosa possiamo fare? Non lo so. Ma ditemelo. Ditecelo. Qualunque cosa sia avrei il piacere di farla, di contribuire, di provarci almeno. Credo poco nelle azioni dei singoli. Non credo molto neanche in quelle collettive, ma in questo caso mi toccherà credere in qualcosa. Servono soldi? Sicuramente servono soldi. Quelli servono sempre. Servono spit in titanio? Costano 10 euro a spit? 15? È questa la soluzione killer? Capisco che per il climber scucire anche solo un euro sia vissuto quasi come un atto di estorsione. Ci toccherà arricchire chi fabbrica spit in titanio. Posso convivere con quest'onta, non entro nel merito. O ci sono altre soluzioni? Forse i chiodatori dovrebbero consorziarsi, parlare all'unisono, viaggiare sulla stessa lunghezza d'onda. Sempre che non entrino in risonanza. Sarebbe catastrofico. Non lo so. Ma qualcosa sarebbe bello farlo. Ora non so cosa fare e dire grazie non basta. Tutto qui. Inutile continuare a spendere parole su cose che non conosciamo perché non sono fondamentalmente ancora conosciute.

Un'ultima cosa. Anche se penso e temo che di queste cose non importi nulla alla maggior parte dei climber, ovvero se vado in un settore affollato nel weekend e faccio un sondaggio se non mi mandano a cagare come minimo mi prendono per c******e, credo che la diffusione e la reperibilità di certa informazione sia importante.

Buonanotte,

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Re: Rottura ancoraggi inox in ambiente marino

Messaggioda c.caio » gio nov 13, 2014 0:38 am

ncianca ha scritto:Buonasera,

Io penso che alle parole sarebbe bello, ogni tanto, fare seguire anche qualche fatto.

A me sono chiare poche cose:
1) esiste un problema, grave, ampiamente documentato anche se ancora poco capito;
2) esiste pertanto la necessità di richiodare un numero enorme di vie sparse per il territorio (forse con urgenza, non si sa ancora, non è chiaro);

Sul punto 1) continuerò a seguire le discussioni sui social, sui blog, sui forum, sui siti di settore, a cercare informazioni anche in lingue che non parlo, mi interessa capire, non mi aiuta a scalare, mi aiuta solo ad essere informato, ognuno libero di comportarsi come meglio crede in questa fase. Evito di intervenire sul tecnico perché non conosco, non ho i titoli, non ho i mezzi, non ho l'esperienza per intervenire. C'è un numero discreto di prolifici chiodatori che si stanno occupando e preoccupando di questo problema e a loro posso solo dire grazie, anche se so che non basta.

E passo al punto 2).

Signori, non nascondiamoci dietro un filo d'erba. C'è il rischio che il nostro giocattolo si rompa. Un giocattolone che ci è stato regalato, non dimentichiamocelo. Chiamatemi ingenuo, chiamatemi credulone, ma io credo che l'allarme di Oviglia e il suo tam tam non sia fuffa. È fuffa secondo voi? Secondo me no. Non facciamo neanche del terrorismo sterile, prendiamo però atto di quello che sta succedendo.

Io voglio continuare a giocare. Per giocare ho speso davvero tanto tempo e tanti soldi. Tempo per scalare e soldi per comprare il materiale per scalare. Non voglio neanche pensare a quello che ho speso di auto, benzina e autostrada, potrebbe venirmi la diarrea. Per non parlare del tempo che ho tolto alla famiglia, potrebbe venirmi il vomito. Ho arricchito negozi, fabbricanti, pompe di benzina, compagnie aeree, cani e porci. Non un solo c***o di euro è andato a chi ha chiodato le vie che ho scalato. Sì ho anche speso centinaia di euro in guide cartacee; mi sembra che spendere quei soldi invece che fotocopiare, fotografare, scaricare le guide da internet sia quasi un atto di creanza. Non entro nel merito delle varie promesse fatte dai vari editori e buoni samaritani, sui vari "bolts fund" in Italia, ma anche oltre manica dove ho bazzicato più che nel Bel Paese, potrei millantare di avere contribuito e tanto anche se indirettamente. Nella mia testa ho contribuito zero. E penso di essere nella media. Non sotto. Non sopra. Sono un italiano medio. Un IM.

Siamo sicuri che avere falesie ben chiodate, sicure, con soste a posto, etc. sia un atto dovuto? Dobbiamo proprio pensare che sotto sotto se uno chioda evidentemente qualcosa ci guadagna? Ma se anche ci guadagnasse, ma porcozzio, secondo voi è giustificato che per uno che chioda e che sicuramente anche se ci guadagna non si fa il SUV, centinaia di climber considerino questo un atto dovuto e gratuito e che si permettano anche di giudicare? Chi chioda lo fa spesso per passione, per divertimento, per gloria, vanagloria, perché ha voglia, perché sì, per avere un posto in una storia che non leggerà mai nessuno, perché cazzi suoi. Ma è pur sempre un rusco non indifferente. E noi intanto scaliamo. Noi intanto il massimo che riusciamo a fare è dire cose tipo, "eh ma questa via andrebbe richiodata", "chi ha chiodato questa via è un idiota", cose sentite, signori, non invento nulla, ho zero creatività.

Torniamo con i piedi per terra, per favore, cerchiamo di ragionare prima che ci scappi il morto e il PM di turno ci sculacci tutti prendendoci per i bimbiminkia che siamo. Il divieto di scalata in certi siti non è uno scenario così improbabile. Non di fronte a fatti gravi. Non aspettiamo sempre di toccare il fondo per capirle certe cose. Che poi non posso evitare di pensare male. Se proibiscono la scalata a Cala Gonone ci sarà sicuramente il genio che se ne fotte perché lui scala solo nel Lecchese e quello ancora più furbo che continuerà a scalare a Cala Gonone. Siamo in Italia, siamo italiani, siamo umani. Serve il biglietto di ingresso? In UK ci sono effettivamente posti dove si paga. Non è piacevole, ve lo posso garantire. Ma se c'è da pagare, si paga. Se pensiamo di essere più furbi rischiamo solo di provare che in realtà siamo scemi. E ve lo dico io che ho preso parte alla prima ondata di "fuga di cervelli" e sono stato pioniere del fenomeno inverso, il "rientro dei cretini".

In questi giorni che il problema richiodatura inizia a farsi sentire e farsi serio, per me, per chi verrà dopo di me, per noi tutti, per il nostro sport penso che sia giusto chiederci: che cosa possiamo fare? Non lo so. Ma ditemelo. Ditecelo. Qualunque cosa sia avrei il piacere di farla, di contribuire, di provarci almeno. Credo poco nelle azioni dei singoli. Non credo molto neanche in quelle collettive, ma in questo caso mi toccherà credere in qualcosa. Servono soldi? Sicuramente servono soldi. Quelli servono sempre. Servono spit in titanio? Costano 10 euro a spit? 15? È questa la soluzione killer? Capisco che per il climber scucire anche solo un euro sia vissuto quasi come un atto di estorsione. Ci toccherà arricchire chi fabbrica spit in titanio. Posso convivere con quest'onta, non entro nel merito. O ci sono altre soluzioni? Forse i chiodatori dovrebbero consorziarsi, parlare all'unisono, viaggiare sulla stessa lunghezza d'onda. Sempre che non entrino in risonanza. Sarebbe catastrofico. Non lo so. Ma qualcosa sarebbe bello farlo. Ora non so cosa fare e dire grazie non basta. Tutto qui. Inutile continuare a spendere parole su cose che non conosciamo perché non sono fondamentalmente ancora conosciute.

Un'ultima cosa. Anche se penso e temo che di queste cose non importi nulla alla maggior parte dei climber, ovvero se vado in un settore affollato nel weekend e faccio un sondaggio se non mi mandano a cagare come minimo mi prendono per c******e, credo che la diffusione e la reperibilità di certa informazione sia importante.

Buonanotte,

Nic


...e questo intervento me lo stampo e ogni tanto andro' a leggermelo con piacere.
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