vie facili Finale

Area dedicata all'arrampicata sportiva e al bouldering.

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Messaggioda Pikki » mer dic 20, 2017 16:54 pm

Ciao a tutti, ho letto il topic sul Finalese e ho pensato che sabato potrebbe essere la giornata giusta per andare a vederlo dal vivo per laprima volta.
Sapete indicarmi quali sono i settori dove si possono trovare tiri facili (max V). Grazie
Pikki
 
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Re: vie facili Finale

Messaggioda @Colapesce » mer dic 20, 2017 17:14 pm

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Re: vie facili Finale

Messaggioda Danilo » mer dic 20, 2017 20:00 pm

adesso risponde zeler
il forum è morto
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Re: vie facili Finale

Messaggioda grizzly » mer dic 20, 2017 20:07 pm

Max V a Finale vuol dire poco.
Se vai su certi antichi V puoi anche decidere di cambiare sport... :lol:
Se vai in settori moderni puoi, invece, prenderti anche delle belle soddisfazioni su dei 6b...
Non so, se per esempio vai su "Pigiama antigravitazionale" a Cucco... beh forse trovi che la tua arte scalatoria non si ancora, forse, carburata a dovere... se vai su qualche tiretto, che so, al Gorilla, puoi chiudere, con una certa ostentata indifferenza alle difficoltà, dei 6a/6b...
Quali sono le tue motivazioni recondite? :lol:
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Re: vie facili Finale

Messaggioda zeler » mer dic 20, 2017 20:16 pm

a Finale è tutto duro
a Finale ci si perde
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Re: vie facili Finale

Messaggioda zeler » mer dic 20, 2017 20:18 pm

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Re: vie facili Finale

Messaggioda Callaghan » gio dic 21, 2017 0:40 am

se è la prima volta che vai a finale, e considerato che della difficoltà che cerchi (4c) a finale c'è poco, hai ancora 10 giorni di tempo per andare a bric reseghe, lacremà.
il posto è bello ed imboscato e così potrai capire cosa è finale.
non molto tempo fa thomas ha chiodato molti tiri, ben protetti, parecchi dei quali tra il 4a ed il 5c. non sono certo i tiri più belli di finale, non tanto perchè non esistano tiri belli su quella difficoltà, quanto per il fatto che la pietra di finale, su quelle difficoltà, non si concede molto. i tiri non sono lunghi, spesso appoggiati, e a tratti con un poco di vegetazione. ma il posto è incantevole.

hai tempo 10 giorni per visitare quella falesia perchè dal 1 gennaio al 31 luglio non si può frequentare causa nidificazione di qualche bestia.
l'esposizione è, se non ricordo male, sudest, e quindi al sole al mattino, ombra dalle 14 circa. non quindi completamente invernale, ma quel che basta per passarci una bella mattina.

ciao
ogni uomo dovrebbe conoscere i propri limiti
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Re: vie facili Finale

Messaggioda cyclocaster » gio dic 21, 2017 9:09 am

Pikki ha scritto:Ciao a tutti, ho letto il topic sul Finalese e ho pensato che sabato potrebbe essere la giornata giusta per andare a vederlo dal vivo per laprima volta.
Sapete indicarmi quali sono i settori dove si possono trovare tiri facili (max V). Grazie


Come ti hanno già detto sopra, non c'è molto entro il quinto . Oltre a quelle menzionate( Gorilla, Reseghe, Tre Porcellini ) , mi viene in mente "le cento corde" sopra Borgio Verezzi. Abbondanza di 5a, 5b, chiodatura ravvicinata. Non saranno tiri memorabili, ma il panorama è bellissimo. Falesia esposta a sud, sole tutto il giorno, al riparo dal vento se c'è tramontana.
Trovi altri quinti sparsi nelle falesie di Delfino in zona Bric Grigio : falesia del Priore e falesia della Coccinella, qui c'è il sole dal mattino fino al primo pomeriggio.
Una decina di tiri entro il 5c li trovi anche all' " Antro delle Streghe " nella zona di Cornei ( parte alta, vicino ad Orco ).
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Re: vie facili Finale

Messaggioda funkazzista » gio dic 21, 2017 10:05 am

cyclocaster ha scritto:... "le cento corde" sopra Borgio Verezzi. Abbondanza di 5a, 5b, chiodatura ravvicinata. Non saranno tiri memorabili, ma il panorama è bellissimo. Falesia esposta a sud, sole tutto il giorno, al riparo dal vento se c'è tramontana...

Tutto perfetto, mi permetto solo di aggiungere che alle Cento corde però NON si arrampica sulla Pietra di Finale, ma su "normale" calcare (Pietra di Verezzi? I geologi del foro eventualmente preciseranno ulteriormente).
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Re: vie facili Finale

Messaggioda Cugginodiottoz » gio dic 21, 2017 10:53 am

funkazzista ha scritto:
cyclocaster ha scritto:... "le cento corde" sopra Borgio Verezzi. Abbondanza di 5a, 5b, chiodatura ravvicinata. Non saranno tiri memorabili, ma il panorama è bellissimo. Falesia esposta a sud, sole tutto il giorno, al riparo dal vento se c'è tramontana...

Tutto perfetto, mi permetto solo di aggiungere che alle Cento corde però NON si arrampica sulla Pietra di Finale, ma su "normale" calcare (Pietra di Verezzi? I geologi del foro eventualmente preciseranno ulteriormente).


La superficie del Comune ha estensione di circa 34,6 kmq di cui più dell’80 %
collinare o montuoso, l'assetto insediativo è caratterizzato dalla presenza dei centri
abitati delle varie frazioni e da nuclei isolati.
Nell' areale affiorano litotipi afferenti a formazioni geologiche di età ed evoluzione
strutturale molto diverse, variamente coinvolte nelle fasi deformative che
caratterizzano l'orogenesi alpina ed in seguito negli eventi successivi, fino a quelli
che recentemente, e anche attualmente, interessarono l'evoluzione neotettonica delle
zone terminali delle valli del Bottassano, Pora, Aquila, Sciusa e Armareo e scolatoi
minori. Tale diversa origine e storia geologica dei litotipi e delle Formazioni dà
ragione della varia morfologia del territorio, nonchè delle problematiche
geomorfologiche e geomeccaniche conseguenti.
Alcune di queste Formazioni possono essere raggruppate in unità strutturali, che
permettono di distinguere in insiemi diversi litologie talvolta molto simili ma di
origine paleogeografica distinta. Il territorio del comune di Finale Ligure è
caratterizzato geologicamente da una buona percentuale di affioramento e dalla
presenza di un numero discreto di litologie.
Le formazioni affioranti più antiche appartengono al Settore Orientale del Dominio
Brianzonese Ligure, quelle più recenti alle coperture tardo-orogene, mentre depositi
quaternari di varia origine sono presenti lungo le coste, sugli altopiani e nei
fondovalle principali.
Nella Zona Brianzonese (intermedio ed esterno) sono presenti litologie appartenenti
alle Formazioni sedimentarie e vulcaniche del Tegumento permo-carbonifero (Scisti
di Gorra, Porfiroidi del Melogno, Formazione di Eze), alla Copertura meso-cenozoica
(Quarziti di Ponte di Nava, Dolomie di S. Pietro dei Monti, Calcari di Val Tanarello)
5
e a ciò che resta delle coperture Cretacico-eoceniche, ormai quasi completamente
smantellate, appartenenti alla Formazione di Caprauna.
In particolare le Unità Brianzonesi si estendono per l'intero territorio mentre le
coperture tardo-orogene sono limitate ad una zona centrale corrispondente al
complesso Oligo-Miocenico della Pietra di Finale, trasgressivo sulle prime, e ad un
piccolo affioramento, anch’esso calcareo, presso Verzi di Calvisio.
Nella parte bassa dei bacini sono poi presenti estesi depositi alluvionali terrazzati
recenti.
6
2.1.1 Il Brianzonese Ligure
Sotto il profilo puramente geologico-strutturale e paleogeografico il Brianzonese
ligure, il cui dominio inizia a differenziarsi da quello Piemontese nel Trias superiore,
costituisce il prolungamento verso SE, dal Colle di Tenda fino al mare, del
Brianzonese classico e, come quest'ultimo, rappresenta al tempo stesso parte di un
dominio paleogeografico e di un complesso di Unità Tettoniche che si ritiene
provengano dalla porzione del paleocontinente europeo più prossima al margine
esterno.
Dal punto di vista paleogeografico si suole suddividere il Brianzonese in tre settori,
che, procedendo verso l'avampaese, prendono le qualificazioni di interno, intermedio,
esterno.
Anche la serie stratigrafica viene generalmente distinta in tre parti: basamento
cristallino (interessato da una o più orogenesi prealpine), tegumento permocarbonifero
e copertura meso-cenozoica.
- Il basamento cristallino (complesso polimetamorfico) è normalmente formato da
ortogneiss derivanti da rocce acide essenzialmente intrusive (granitoidi) e
subordinatamente effusive (rioliti), e da paragneiss e micascisti derivati da
arenarie e da peliti. All'interno del territorio considerato è presente solo in una
piccola finestra tettonica in gneiss in Loc. Manie (vasca acquedotto) appartenente
alla Unità cristallina di Calizzano Savona.
- Il tegumento permo-carbonifero, di origine in parte vulcanica e in parte
sedimentaria continentale, di età compresa tra i 300 e i 250 milioni di anni (MA), si
interpone tra il basamento cristallino e le rocce sedimentarie della copertura
mesozoica.
Le successioni permocarbonifere presentano grande variabilità di facies e di spessore,
sebbene mediamente dell'ordine delle centinaia di metri; la sedimentazione fu
accompagnata da un'importante attività tettonica, che generò fosse subsidenti, e da tre
7
episodi vulcanici (precoce, intermedio, principale) caratterizzati da prodotti
petrograficamente e chimicamente diversi.
Nel bacino le formazioni metamorfiche di origine sedimentaria sono rappresentate
dagli Scisti di Gorra, costituiti essenzialmente da metasedimenti. Essi sono rocce
chiare di diversa origine: sedimenti quarzo-micacei, dominanti; tufiti e/o prodotti di
rimaneggiamento di vulcaniti acide. Gli spessori, variabili, sono sempre dell'ordine di
alcune centinaia di metri. L'età permiana superiore della formazione è solo presunta,
poiché non è documentata paleontologicamente.
Le Formazioni metamorfiche di origine vulcanica sono rappresentate dalla
Formazione di Eze e dai Porfiroidi del Melogno.
La formazione di Eze è costituita da prasiniti e scisti prasinitici, intercalati ai
metasedimenti fini stefano-autuniani. Rappresenta l'episodio vulcanico intermedio,
durante il quale vennero messi in posto volumi anche considerevoli di lave e
piroclastiti andesitiche.
I Porfiroidi del Melogno rappresentano la fase più importante - dal punto di vista del
volume di materiali emessi - e più recente dell'attività vulcanica, considerata di età
essenzialmente permiana inferiore. Sono formati essenzialmente da ignimbriti e sono
caratterizzati da numerosi membri e litozone.
- La Copertura meso-cenozoica (250-150 MA)
La Copertura meso-cenozoica ha inizio nel Trias inferiore (250 MA) con la
cessazione dell’attività vulcanica e l'ingressione marina e susseguente deposizione di
materiali detritici molto rielaborati (Quarziti di Ponte di Nava), Queste sono quarziti
scitiche, in banchi di spessore variabile, occasionalmente separati da livelli pelitici
millimetrici verdi o violacei, depositi di spiaggia molto elaborati ricchissimi di
quarzo, con rari ciottoli feldspatici, passanti transizionalmente a calcari e dolomie
grigie di piattaforma del Trias medio (Ladinico, 220 MA). La successione calcareodolomitica
(Dolomie di S. Pietro dei Monti) è analoga a quelle delle coeve
piattaforme orlanti il paleocontinente euro-asiatico-africano che si affacciava sul
8
golfo della Paleotetide; durante il Trias superiore (220-210 MA) cessa la subsidenza
della piattaforma, che torna in condizioni prevalentemente sopratidali.
Nel Giurassico inferiore (210-180 MA) il dominio brianzonese ligure è totalmente
emerso e soggetto ad erosione di tipo prevalentemente chimico (carsismo) che
localmente porta ad una completa elisione dei termini triassici specie nei settori
intermedio interni. Il sollevamento regionale, che verosimilmente si realizza con
faglie a gradinata, è massimo nei settori interni, prospicienti il continente
paleoeuropeo, cosicché nei settori esterni le dolomie ladiniche vengono preservate
dall'erosione.
È soltanto con il Giurassico superiore (Malm, 160-140 MA), in connessione con il
progressivo ampliamento dell'oceano piemontese-ligure, che il clima distensivo
diviene generalizzato: ne deriva una brusca sommersione, per sprofondamento delle
terre emerse, di quasi tutto il dominio brianzonese. Salvo eventuali locali isole, non si
hanno interruzioni tra la massa d'acqua dell'oceano e quella epicontinentale che si
estende ampiamente verso W, al di sopra dei domini brianzonese, delfinese e
provenzale. I sedimenti del Malm sono rappresentati da successioni di calcari
marmorei chiari, ceroidi, ben stratificati (Calcari della Val Tanarello), trasgessivi
sulle dolomie mesotriassiche nei settori esterni e trasgressivi sul tegumento in quelle
intermedie (Castelvecchio-Cerisola) o interne.
Si ha uno iatus (assenza di sedimentazione) per tutto il cretaceo (140-66 MA).
Con le rocce della Formazione di Caprauna (Eocene, 55-35 MA), rese scistose dal
metamorfismo alpino, e ormai molto poco diffuse, a causa della loro erodibilità, si
chiude la successione brianzonese.
Segue l’orogenesi alpina, che causa la laminazione ed il metamorfismo delle rocce
brianzonesi ed il sovrascorrimento del Brianzonese interno su quello esterno.
2.1.2 Gli affioramenti pre-quaternari
Si arriva così alla particolare situazione geografica oligo-miocenica (36-24 MA),
quando il Finalese è occupato da una grossa insenatura, in cui si depositano sedimenti
terrigeni argilloso-marmosi, sabbiosi e conglomeratici che costituiscono il complesso
basale della Pietra di Finale, potenti originariamente almeno 200 m., ben presto
demoliti durante una successiva emersione.
Nel Langhiano-Serravalliano (20-15 MA) si forma nel finalese un nuovo ampio
golfo, probabilmente di origine tettonica (graben), in cui la subsidenza si accompagna
alla sedimentazione, permettendo la deposizione di oltre 220 m di calcari epineritici
bioclastici noti come Pietra di Finale. Falesie multiple, ancora oggi riconoscibili,
chiudevano questo golfo verso la terraferma. Nel Tortoniano (10 MA) la zona emerge
definitivamente ed inizia il suo smantellamento da parte degli agenti erosivi.
Presso Verzi esiste un calcare travertinoso (di età quasi pliocenica, 5-2 MA) con
strutture stalattitiche derivante dal riempimento di grandi cavità. Affioramenti simili
si trovano a Varigotti e sul versante occidentale del Bric Briga.
Già all'inizio del Pliocene (5 MA) la configurazione delle Alpi Liguri non doveva
differire molto da quella attuale, a parte la persistenza - a N - del mare del Bacino
Terziario. I lembi pliocenici della Riviera di Ponente occupano insenature che
dovevano esistere durante l'ingressione marina che si verificò all'inizio del periodo.
Alcune rientranze hanno origine fisiografica, corrispondendo alle foci di corsi d'acqua
di allora; più spesso esse seguono l'andamento delle strutture tettoniche preesistenti, o
quello di sistemi di faglia all'incirca contemporanei della sedimentazione, in parte
rimasti attivi anche durante il Quaternario. Questi sistemi (WSW±20°; NW±20°)
hanno in genere condizionato l'andamento di gran parte della costa attuale e la
struttura, a "gradoni" paralleli alla costa stessa, esistente sul fondo del Mar Ligure.
La trasgressione marina di età terziaria e pliocenica non è formazionalmente
rappresentata all'interno del territorio in esame.
10
2.1.3 I depositi quaternari
Nell’area esistono alcuni sedimenti quaternari di origine continentale. Sono le terre
rosse di origine carsica, molto diffuse su tutte le formazioni carbonatiche e anche
come riempimento delle cavità carsiche e di depressioni naturali, talvolta potenti
anche 10-30 metri, contenenti spesso industrie del Paleolitico inferiore, che hanno
cominciato a formarsi dal Villafranchiano “caldo”.
Depositi alluvionali terrazzati recenti, di una certa potenza, con ciottoli arrotondati
immersi in matrice sabbioso-siltosa, si trovano solo nelle valli principali dei torrenti
Pora e Sciusa e del rio Ponci, una valle ormai sovradimensionata, con sedimentazione
scarsissima a causa della presenza di un importante inghiottitoio che convoglia le
acque in Val Sciusa e forte presenza di terre rosse.
Brecce di pendio monogeniche, ad elementi calcarei o calcareo-dolomitici, con
matrice sabbioso-pelitica, più o meno cementata da carbonati, sono assai diffuse,
specie lungo la costa da Bric Briga a Capo Noli, dove spesso formano piccole grotte
che non di rado ospitano sorgenti.
Sui versanti sono diffuse le coperture detritiche, anche abbondanti, spesso associate
a prodotti eluviali e colluviali.
11
2.1.4 Litostratigrafia e tettonica
Come evidenziato al § 2.1.1. il Dominio Brianzonese, a parte la zona costiera
caratterizzata dai depositi terrazzati antichi e recenti e dalle alluvioni mobili attuali,
occupa tutta la superficie del bacino ed è costituito dalle seguenti formazioni:
Formazione di Gorra (sq/GRR)
Sotto questo simbolo sono stati cartografate le litologie di età permocarbonifera a
facies eminentemente scistosa e origine sedimentaria (metasedimenti)
stratigraficamente riconducibili alla Formazione di Gorra e tettonicamente connesse
all'Unità di Mallare/Castelvecchio Cerisola di cui ne costituiscono il tegumento.
Affiorano su aree abbastanza estese su entrambi i versanti della dorsale di Gorra; su
entrambi i versanti della dorsale della Rocca di Perti; su entrambi i versanti della
dorsale Becchignolo-S. Bernardino, dal mare fino a Finalborgo da una parte e
Calvisio dall’altra. Affiorano ancora sul versante sinistro della Val Sciusa, da
Calvisio fino alla costa, e da qui fino all’incirca alla zona della Selva. Affioramenti
minori si hanno ancora sull’altipiano delle Manie.
La litologia più ricorrente è costituita da micascisti, Sericitoscisti, Cloritoscisti,
Micascisti, Scisti quarzosi e Scisti gneissici a forte anisotropia planare originati da
sedimenti fini arenaceo-pelitici, tufiti e piroclastiti depositatisi sia in ambiente marino
che continentale, durante la detrizione del basamento cristallino e, successivamente
interessati da metamorfismo alpino di basso grado (facies scisti verdi) e spesso con
intercalazioni lentiformi, non cartografabili separatamente, di rocce metandesitiche
della F. di Eze.
In affioramento queste rocce appaiono caratterizzata da forte anisotropia planare
legata ad una scistosità assai pervasiva ed elevata alterabilità superficiale con
formazione di potenti manti detritico eluvio-colluviali a granulometria variabile,
sebbene prevalentemente fine e comportamento eminentemente coesivo (dt1).
Nel complesso gli ammassi rocciosi della facies filladico-scistosa sono mediamente
riconducibili alla IV Classe della Classificazione Rmr.
Formazione di Eze (pr/ EZE)
Sotto questo simbolo sono stati cartografati i principali affioramenti di litologie
metavulcanitiche d'età permocarbonifera a facies eminentemente massiccia
stratigraficamente riconducibili alla Formazione di Eze e tettonicamente connesse
all'Unità di Monte Carmo di cui ne costituiscono il tegumento .
Il litotipo della Formazione di Eze è riconoscibile in affioramento e distinguibile
dalla roccia inglobante grazie al suo aspetto generalmente massiccio ed al colore
verde scuro o bruno molto intenso. Si hanno affioramenti nella valle del Bottassano
(Olle Inferiore e S.S. del Melogno) e anche nella Valle Aquila, al limite settentrionale
del territorio comunale.
Petrograficamente il litotipo è rappresentato da meta-andesiti sia con giacitura
filoniana che effusiva, talvolta trasformate, con metamorfismo alpino (facies scisti
verdi a Glaucofane) in prasiniti o scisti prasinitici verdi.
Nel complesso il litotipo appare di qualità medio-buona e pertanto riconducibile alla
III Classe della Classificazione Rmr mentre le coltri detritiche associate appaiono
generalmente a granulometria aminentemente fine (dt1).

Porfiroidi del Melogno (po/PDM)
I Porfiroidi del Melogno derivano da estese effusioni ignimbritiche acide a
composizione da riolitica a riodacitica d'età Permiana, interessate da metamorfismo
Alpino di bassa temperatura (scisti verdi) e localmente di bassa temperatura e alta
pressione (facies di transizione scisti verdi - scisti blu).
Il litotipo dei Porfiroidi del Melogno si presenta come roccia generalmente massiva
con anisotropie planari sviluppate e, localmente molto pervasive e talora polifasiche:
il litotipo più frequente si presenta di colore verde, se su superficie fresca, o marrone
su superficie alterata, finemente scistosa, con tessitura a bande millimetriche,
13
alternativamente biancastre e verdastre con relativamente pochi fenocristalli
subcentimetrici di quarzo e K-feldspato. Molto spesso è difficilmente distinguibile
dagli Scisti di Gorra. Affioramenti si hanno tra Monticello e Finalborgo e a nord della
Rocca di Perti.
Nel complesso questi litotipi appaiono mediamente riconducibili alla III Classe della
Classsificazione Rmr mentre le coltri detritiche associate appaiono generalmente a
granulometria aminentemente fine (dt1).
Verrucano brianzonese e Quarziti di Ponte di Nava (qz/ QPN)
Tali rocce testimoniano la cessazione dell’attività vulcanica permiana e la fase
iniziale di ingressione marina triassica . Come accade in molte altre zone dell'Unità di
Monte Carmo del Brianzonese Ligure risulta molto difficile distinguere, e quindi
delimitare arealmente, le facies spiccatamente conglomeratiche o arenaceo-pelitiche,
attribuibili al Verrucano Brianzonese di età Permiana (o Formazione di Monte
Pianosa) da quelle arenaceo-conglomeratiche delle quarziti triassiche della
Formazione di Ponte di Nava. Infatti, anche se in generale, si ha la sottoposizione dei
conglomerati verrucani rispetto alle quarziti, è frequente una certa eteropia fra le due
facies, complicata anche da episodi conglomeratici intercalati all'interno della facies
arenacea. E' inoltre da tener presente che quando rocce della serie quarzitica, sono
interessate da ingenti deformazioni tettoniche, spesso si genera una cataclasite
quarzosa descrivibile come una fine polvere bianca di cui è impossibile discernere
l'origine arenacea o conglomeratica.
Le rocce del complesso quarzitico affiorano strettamente associate, talvolta con
contatto disturbato tettonicamente, con le dolomie e sono spesso direttamete
trasgressive sul tegumento. Esse sono presenti nella zona delle Manie fino alla Val
Sciusa e lungo il litorale tra Varigotti e Capo S. Donato. Affioramenti più limitati,
anche se importanti, sono a Ovest di Gorra, in Valle Urta ad est della Rocca di Perti,
nella zona più settentrionale della Val Ponci. Il litotipo conglomeratico o "verrucano s.l."
affiora all'interno del bacino in modo
abbastanza diffuso e si presenta appunto come un conglomerato poligenico minuto
ben stratificato, costituito da frammenti ben arrotondati e cementati di quarzo di
colore rosato, bianco, o più spesso da ciottoli violacei di vulcaniti acide, con diametro
variabile ma mediamente compreso tra 2 e 5 cm, immersi in una fine matrice
arenaceo-pelitica di colore grigio, violaceo o verdastro.
La stratigrafia delle quarziti s.s. è viceversa relativamente omogenea lungo tutti gli
affioramenti, sebbene localmente si possono avere degli arricchimenti in clorite,
miche bianche o sericite tali da portare a facies eminentemente quarzoscistiche: il
litotipo più frequente è costituito da bancate di potenza decimetrica di arenarie
quarzose a granulometria da media a fine di colore grigio o verdino generalmente ben
cementate.
Sotto il profilo geomeccanico le rocce del complesso quarzitico presentano, ad
eccezione della facies cataclasitica, un'elevata tenacità e buona compattezza
nonostante il grado di fratturazione che localmente può diventare anche assai ingente.
Altra caratteristica comune alle rocce del complesso quarzitico è la loro elevata
alterabilità per detrizione termoclastica spesso associata a propensione al dissesto per
frana di crollo: tale processo determina alla base dei rilievi in quarziti la formazione
di estesi depositi di materiale sciolto eterogranulare a spigoli vivi ed elevato angolo
d'attrito (dt2). Questi ammassi rocciosi sono mediamente riconducibili alla II e III
Classe della Rmr.
Dolomie di s.pietro ai monti (do/ SPM)
Le rocce del calcareo-dolomitico affiorano diffusamente in corrispondenza dell'assise
delle Manie (Klippe di bric dei Monti), tra Capo Noli e la Val Sciusa, generalmente
associate alle quarziti e talvolta agli scisti. Accompagnano entrambi i versanti della
zona più settentrionale della Val Ponci. Affiorano ancora alle falde del Becchignolo
(Finalborgo), lungo il versante destro della dorsale Orera-Caprazoppa, sul versante
15
sinistro della valle del Bottassano, tra Torre di Bastia e il fondovalle e nei pressi di
Villa dei Frati.
Il litotipo è rappresentato da dolomie, dolomie calcaree, calcari dolomitici, calcari e
calcareniti appartenenti alla formazione mesotriassica di San Pietro ai Monti,
strutturalmente connessa all'Unità di Monte Carmo.
In considerazione dell'intensa deformazione, sia duttile che fragile, della roccia e
delle molte litofacies in essa esposte, risulta estremamente difficile costruire delle
correlazioni atte a definire una serie unica o serie-tipo, per la cui definizione sarebbe
necessario uno studio sedimentologico di tipo specialistico, il che esula dagli scopi di
questo lavoro.
In generale il litotipo più frequente della copertura mesotriassica è costituito da
alternanze di calcari dolomitici grigio chiaro e scuro disposti secondo strati di
potenza da decimetrica a pluridecimetrica con giunti di strato evidenziati da
spalmature argillose rossastre; sono inoltre frequenti intercalazioni decimetriche di
peliti siltose e di brecce intraformazionali autoclastiche.
Sono inoltre rilevabili facies particolari e del tutto caratteristiche quali:
calcari pseudomarmorei di colore grigio-nocciola;
calcareniti di colore ocraceo-rossastro
calcare dolomitico grigio chiaro ben stratificato in banchi decimetrici, con passate
pelitiche violacee-nerastre e siltitiche ocracee, con abbondanti dendridi arborescenti
di manganese;
successioni monotone di dolomie grigio chiare e scure a stratificazione spesso
confusa con livelli metrici di brecce autoclastiche intraformazionali a clasti
eterometrici anche di grossa pezzatura;
dolomie e calcari dolomitici microcristallini molto compatti di colore grigio nocciola
a patina d'alterazione biancastra o giallastra, con spalmature ematitiche rossastre e
frequenti brecce intraformazionali a clasti minuti.
Sotto il profilo geomeccanico le rocce calcareo-dolomitiche presentano in generale
buona tenacità e compattezza nonostante il grado di fratturazione che localmente
può diventare anche assai ingente con block sizing anche subdecimetrico. Analogamente
alle rocce quarzitiche anche quelle calcareo-dolomitiche appaiono alterabili per
detrizione termoclastica con formazione alla base dei rilievi di materassi detritici a
spigoli vivi ed elevato angolo d'attrito (dt2).
Il processo d'alterazione più importante è però sicuramente rappresentato dalla
formazione di suoli rossastri di potenza variabile denominati "Terre Rosse",
essenzialmente costituiti da argille residuali più o meno siltose, sabbiose o clastiche,
prodotte per dissoluzione chimica per decalcificazione dei carbonati. (dt1 -tr)
Gli ammassi rocciosi calcareo-dolomitici sono mediamente riconducibili alla II e III
Classe della Classificazione Rmr.
Calcari di val Tanarello (c/TAR)
Le rocce calcaree della formazione d'età giurassica (Malm) di Val Tanarello affiorano
sporadicamente nella porzione NW del territorio comunale e diffusamente in quella S
e SW, e risultano direttamente trasgressive su substrato metamorfico del tegumento.
Il litotipo è rappresentato da calcari cristallini ceroidi chiari ad aspetto marmoreo
strutturalmente connessi all'Unità di Castelvecchio-Cerisola. Sotto il profilo
geomeccanico le rocce calcareo-marmoree presentano in generale buona tenacità e
compattezza nonostante il grado di fratturazione che localmente può diventare anche
assai ingente con block sizing anche subdecimetrico. Analogamente alle rocce
calcareo-dolomitiche anche i marmi appaiono alterabili per detrizione termoclastica
con formazione alla base dei rilievi di materassi detritici a spigoli vivi ed elevato
angolo d'attrito (dt2).
Gli ammassi rocciosi calcareo-marmorei sono mediamente riconducibili alla II e III
Classe della Classificazione Rmr.
Formazione di Caprauna (scc/ CAP)
Gli scisti calcarei della formazione d'età cretaceo-eocenica di Caprauna affiorano
strettamente associate ai calcari del Malm esclusivamente nella zona delle Manie e
17
del Bric Briga. Il litotipo è riconducibile agli scisti calcarei, calcareo-arenacei +/-
argillosi, scisati argillosi sericitici, scisti filladici e calcescisti (calcschistes
plantoniques). Sotto il profilo geomeccanico tali rocce presentano in generale di
mediocre/bassa qualità in considerazione dell'elevato grado di fratturazione ed
alterazione. le coperture detritiche associate sono eminentemente fini (dt1) mentre
dal punto di vista qualitativo l'ammasso è riconducibile alla IV Classe della
Classificazione Rmr.
Pietra di Finale (cb – FIN)
La Pietra di Finale è l’unico esempio in Liguria di facies risalenti all’età
miocenica. Essa copre gran parte dell’area settentrionale e sud occidentale del
territorio comunale sotto forma di un altopiano attraversato dalle incisioni vallive del
Pora, Aquila, Sciusa e Rio Cornei. Tutte le altri valli presenti sull’altipiano sono valli
fossili o relitte e sono sospese rispetto alle valli principali.La composizione dei
sedimenti è tale da poterli definire dei calcari bioclastici a cemento calcitico con
subordinata frazione terrigena (bio-calci-rudite o bio-spa-rudite). Essi si sono
depositati in acque calme e tranquille, in prossimità della linea di costa, su sedimenti
terrigeni arenaceo conglomeratici, che ne rappresentano il substrato terziario
(arenaria basale) o direttamente sulle rocce più antiche messe in luce durante una
precedente fase di emersione e di erosione. Sono molto abbondanti le associazioni
fossili, la maggior parte delle quali è formata da coralli e codiacee, sostituita da
un’associazione a balanidi, briozoi e molluschi ove aumenta la deposizione terrigena.
La presenza di questi fossili indica che l’ambiente di deposizione era costituito da un
golfo con acque basse, separato dal mare aperto da una soglia sottomarina. Verso il
mare aperto, nella zona di Verezzi , si è avuto la deposizione di calcari coquinoidi a
macrofossili, passanti a calcari arenacei e arenarie calcaree, tutti dal colore
tipicamente rossastro, noti come “Pietra di Verezzi”.
Il substrato terziario è rappresentato sia da facies clastiche sterili, costituite da
sabbie quarzose, conglomerati, brecce (ab-FII), sia da depositi marnosi fossiliferi
(ma-FII), risalenti al passaggio tra l’oligocene ed il miocene. Con la generica definizione
di “Pietra di Finale” si intende comunque ed
esclusivamente il calcare bioclastico di età miocenica (20-10 MA). Dopo la sua
emersione nel Tortoniano (10 MA) essa è stata soggetta ad una intensa opera di
demolizione da parte del carsismo, che ha dato luogo a micro e macro forme
estremamente interessanti, tra le quali valli fossili, depositi di terre rosse, complessi
ipogei ricchi di acqua. Il materiale estratto in blocchi da cave a cielo aperto ed in
sotterraneo, viene successivamente lavorato ed utilizzato nell’edilizia sotto molte
forme, soprattutto per rivestimenti esterni, ma anche, nelle sue qualità più compatte e
per il suo caldo colore, che va dal bianco avorio, al giallino, al rosa e al color
mattone, per pavimenti ed arredi interni o per oggettistica.
Sotto il profilo geomeccanico la Pietra di Finale presenta in generale discreta tenacità
e compattezza ed una fratturazione relativamente scarsa, dando luogo ad imponenti
pareti verticali (falesie) che superano anche i 200 metri. Essa può dar luogo a
imponenti frane di crollo per erosione al piede del versante, con formazione alla base
delle pareti di materassi detritici a spigoli vivi ed elevato angolo d'attrito (dt2).
Il processo d'alterazione più importante è però sicuramente rappresentato dalla
formazione di suoli rossastri di potenza variabile denominati "Terre Rosse",
essenzialmente costituiti da argille residuali più o meno siltose, sabbiose o clastiche,
prodotte per dissoluzione chimica per decalcificazione dei carbonati. (dt1 -tr)
Gli ammassi rocciosi della Pietra di Finale sono mediamente riconducibili alla II e III
Classe della Classificazione Rmr.
Calcari di Verzi (c-CVE)
Presso Verzi esiste un calcare travertinoso (di età quasi pliocenica, 5-2 MA) con
strutture stalattitiche e fossili continentali (foglie di vario genere) derivante dal
riempimento di grandi cavità. Affioramenti simili si trovano a Varigotti e sul
versante occidentale del Bric Briga.
Sotto il profilo geomeccanico esso presenta in generale discreta qualità in
considerazione dell'elevato grado di cementazione dei suoi costituenti. Le coperture
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detritiche associate sono in genere grossolane (dt2), mentre dal punto di vista
qualitativo l'ammasso è riconducibile alla III Classe della Classificazione Rmr.
Detriti di falda e brecce di pendio (dt2-bc)
Sotto questo simbolo sono stati cartografati i principali depositi clastici di falda
d'origine gravitativa, relativamente comuni ai piedi dei versanti con substrati di
natura carbonatica e subordinatamente quarzitica che a causa della loro continuità
assurgono ad una definizione di tipo formazionale. Queste brecce, sono costituite da
elementi clastici a granulomeria variabile dal centimetrico al plurimetrico di natura
prevalentemente carbonatica, solo localmente quarzitica, talvolta fortemente
cementati dai prodotti di precipitazione chimica, con abbondante matrice sabbiosopelitica
o terrosa (terre rosse) e livelli sciolti localmente gradati e pseudo- stratificati;
sono inoltre relativamente frequenti i depositi travertinosi associati alle piccole
sorgenti ubicate a letto delle brecce, specie quando queste riposano sui metasedimenti
scistosi, talvolta con strutture stalattitiche ed impronte fogliari (W Bric Briga).
L'affioramento più cospicuo di brecce di pendio è rilevabile ai piedi dell'assise
carbonatica delle Manie prospiciente il mare.
Sotto il profilo geomeccanico le caratteristiche di questi depositi sono estremamente
variabili in quanto direttamente condizionate sia dalla granulometria che dal loro
grado di cementazione.
Terre Rosse (dt1-tr)
Costituiscono il suolo tipico dei substrati calcarei e calcareo-dolomitici nonchè il
riempimento delle cavità carsiche e di depressioni naturali , talvolta potenti anche 10-
30 metri, contenenti spesso industrie del Paleolitico inferiore. Il deposito è databile a
partire dal Villafranchiano “caldo” ed è costituito dai residui insolubili (per lo più
argillosi) derivanti dall’opera di dissoluzione chimica dei calcari da parte delle acque
piovane. Depositi marini pleistocenici
Si tratta di brecce e conglomerati poligenici minuti a matrice argillosa rossastra od
ocracea con faune marine Tirreniane, che affiorano localmente lungo le falesie di
Capo Noli e Punta Crena. Questi depositi si rinvengono in cavità carsiche, insenature,
solchi di battente, spianate di terrazzi d'erosione marina e all'interno di diaclasi,
situate ad una quota compresa tra 1,5 e 10m rispetto al livello marino attuale, e non
sono cartografabili alla normale scala di rilevamento.
Depositi di spiaggia recenti ed attuali (as)
I depositi di spiaggia sono costituiti d'alternanze decimetriche di ghiaie, sabbie e
sabbie siltose; gli strati più profondi sono compattati e talvolta leggermente cementati
fino a formare una vera e propria Beach Rock.
Questa formazione rocciosa di origine piuttosto recente accompagna quasi
ininterrottamente tutti i litorali da Borgio a Capo Noli in quanto la sua formazione è
legata alla presenza di rocce carbonatiche in vicinanza del mare. Sono infatti le
sorgenti sottomarine ricche delle acque calcaree provenienti da queste rocce che sono
in grado di cementare i granuli di sabbia fino a renderli equivalenti ad una arenaria
compatta. Talvolta essa è sommersa dalla sabbia e ne costituisce il supporto
invisibile, talvolta invece è completamente denudata in seguito alle situazioni locali
del paraggio cui appartiene. La beach-rock, spesso per la presenza di un marcato
gradino verso il largo, rende difficile la deposizione di materiale sulla spiaggia,. in
quanto le long shore currents, che si sviluppano ai suoi piedi parallelamente alla
costa, non sono sempre in grado di superarlo.
Depositi alluvionali terrazzati recenti (ar)
Tali depositi, costituiti da alternanze di ghiaie e ciottoli con sabbie limose, sono
esclusivamente rilevabili lungo una stretta fascia nella porzione sommitale della
piana alluvionale in fregio all'alveo dei Torrenti Pora e Sciusa.
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Depositi alluvionali (a)
Tali depositi occupano interamente la porzione mediana-terminale della piane
alluvionali dei su citati torrenti e la piana costiera di Varigotti e sono costituite da
alternanze ed interdigitazioni di depositi sabbiosi d'origine eminentemente marina e
limoso-sabbioso di deposizione alluvionale.
Depositi alluvionali mobili attuali (am)
Tali depositi occupano esclusivamente l'alveo attivo del Torrente Pora e Sciusa e
sono costituiti da prevalenti sabbie e ghiaie.
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Re: vie facili Finale

Messaggioda Pikki » gio dic 21, 2017 12:47 pm

Grazie delle info... per rispondere a qualkcuno sopra, le mie motivazioni recondite sono principalmente due, la prima e' divertirmi, la seconda (che e' diretto effetto della prima) e' arrivare a casa almeno con la convinzione che anche per me c'e' speranza e non con quella che appena mi attacco, volo :D :D :D :D
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Re: vie facili Finale

Messaggioda grizzly » gio dic 21, 2017 15:37 pm

Ad ogni modo se siete a Finale questo we, potrei (ma non garantisco), per una modesta birretta 8) , e se vi può interessare la consulenza, indicarvi direttamente qualche tiro... tu mandami il telefunin in mp. Vedo se riesco a liberarmi da vari impegni e ti dico.
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Re: vie facili Finale

Messaggioda scairanner » gio dic 21, 2017 17:15 pm

grizzly ha scritto:Ad ogni modo se siete a Finale questo we, potrei (ma non garantisco), per una modesta birretta 8) , e se vi può interessare la consulenza, indicarvi direttamente qualche tiro... tu mandami il telefunin in mp. Vedo se riesco a liberarmi da vari impegni e ti dico.


Che animo gentile, fa da consulente, assicuratore e ti offre pure la birra :mrgreen:
-Come sarà la scalata di Adam Ondra nel 2030?
-Arrampicherò di certo. Spero di non scalare peggio di quanto non faccia ora...


-meno internet, più cabernet
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Re: vie facili Finale

Messaggioda grizzly » gio dic 21, 2017 17:23 pm

scairanner ha scritto:
grizzly ha scritto:Ad ogni modo se siete a Finale questo we, potrei (ma non garantisco), per una modesta birretta 8) , e se vi può interessare la consulenza, indicarvi direttamente qualche tiro... tu mandami il telefunin in mp. Vedo se riesco a liberarmi da vari impegni e ti dico.


Che animo gentile, fa da consulente, assicuratore e ti offre pure la birra :mrgreen:


E ti ho già anche detto che se fai un giro a Finale posso aprire un Barolo... :P ...
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Re: vie facili Finale

Messaggioda scairanner » gio dic 21, 2017 18:14 pm

grizzly ha scritto:
scairanner ha scritto:
grizzly ha scritto:Ad ogni modo se siete a Finale questo we, potrei (ma non garantisco), per una modesta birretta 8) , e se vi può interessare la consulenza, indicarvi direttamente qualche tiro... tu mandami il telefunin in mp. Vedo se riesco a liberarmi da vari impegni e ti dico.


Che animo gentile, fa da consulente, assicuratore e ti offre pure la birra :mrgreen:


E ti ho già anche detto che se fai un giro a Finale posso aprire un Barolo... :P ...


Quest'anno ero quasi riuscito a convincerla, ma alla fine... :smt102 :smt085
-Come sarà la scalata di Adam Ondra nel 2030?
-Arrampicherò di certo. Spero di non scalare peggio di quanto non faccia ora...


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Re: vie facili Finale

Messaggioda grizzly » gio dic 21, 2017 18:34 pm

Evabbè... il 2018 è alle porte... magari con le fioriture primaverili, l'arietta meno gelida... chissà, si potrà organizzare una scalata rivierasca, intanto il Barolo non ha fretta... :D
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Re: vie facili Finale

Messaggioda Pikki » ven dic 22, 2017 14:58 pm

Ovviamente e' saltata la gita a finale di domani, ma siccome al lavoro mi hanno dato la liberatoria fino all'8 gennaio, dovrei riuscire a venire in settimana (e magari mi risparmio anche un bel po di confusione). Grazie della disponibilita'
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Re: vie facili Finale

Messaggioda grizzly » ven dic 22, 2017 15:25 pm

Beh... si, in settimana ci sarà di sicuro meno affollamento. In questi ultimi we poi c'era un delirio!
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Re: vie facili Finale

Messaggioda Pikki » ven dic 22, 2017 16:26 pm

immagino, dopotutto non credo ci siano molti posti migliori dove scalare in questa stagione.
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Re: vie facili Finale

Messaggioda mikesangui » ven dic 22, 2017 18:20 pm

cerca le falesie chiodate da renato delfino, in generale quelle sono falesie con:

- chiodatura rassicurante
- gradi mediamente sotto il 6b, spesso sotto il 6a
- gradazione in euro.. anzi.. in bitcoin.


Evita come la peste le falesie chiodate negli anni 80 , sono le più belle e di soddisfazione ... ma i quindi sono dei calci nel di dietro... talvolta più che i 6b
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