Super/iper lavoratissimo

Area dedicata all'arrampicata sportiva e al bouldering.

Re: Super/iper lavoratissimo

Messaggioda VECCHIO » gio ott 05, 2017 16:53 pm

coniglio ha scritto:
VECCHIO ha scritto:Ci sono arrampicatori fortissimi in falesia che non concepiscono lo scalare a vista, o il ripetere un tiro.
Attrezzano, provano, riprovano, pezzo per pezzo, li collegano, dedicano mesi, memorizzano tutto, poi fanno il tiro una volta sola e cambiano obiettivo.
Forse li capisco, ma forse no.
Il mondo è bello perché è vario.


prendo il tuo msg VECCHIO, ma vale anche anche per altre
cose lette qui.
non dimentichiamociu che il ragazzo scala a vista eh :wink: (e non fa il 6c)
non dimentichiamoci cosa ha fatto (anche da poppante) sulle multipicc (banalizzando a vista vie che facevano curriculum x altri)
non dimentichiamoci cosa ha fatto in Yosemite da ultimo.
...o nel boulder.

non arriviamo a conclusioni affrettate.
il ragazzo, per questa disciplina, è un dono di dio
(si veda anche l'approccio e la gentilezza che ha in un'ottica puramente divulgativa dello sport,
altro che figaccioni, schiene, finti scialloni e testosterone oppure, all'inverso, pseudo mistici del c***o)


Lui è un ragazzo "solare", per me!
Per scaldarsi aveva salito con un volo un 7c - 8a e poi non l'aveva ripetuto.: una fessura strapiombante con una uscita su pancia di dita e spalmo.
Dopo un'ora aveva salito un tiro NL a vista, quotandolo 8b+: uno strapiombo con movimenti obliqui e prese verticali.
Dopo un'altra ora ne aveva salito un'altro NL a vista, quotando anche questo 8b+: una placca strapiombante.
Erano tiri già vecchi di almeno 15 anni e mai saliti in continuità da nessuno.
E sorrideva, parlava, raccontava, ma il suo livello di concentrazione era impressionante.... e come si muoveva!!!!!
Forse uno è stato ripetuto, ma lavorandoci per mesi.
....ALPINISTA......NO GUIDA....... questa mi scombussola
Scalare con gli esperti del cai... son sempre dei grossi guai...... questa mi piace
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Re: Super/iper lavoratissimo

Messaggioda funkazzista » ven ott 06, 2017 10:29 am

crodaiolo ha scritto:
PIEDENERO ha scritto:È un mio limite quello di non concepire la falesia come attività sportiva in senso stretto. Ma è giusto che sia così. Anzi tanto di cappello a chi ha volontà e dedizione. Vi sono indubbiamente aspetti molto interessanti nella ripetizione ma a me questo concetto, nell'arrampicata, non piace.

il tuo limite è lo stesso mio.
mi dicono dipenda esclusivamente dal fatto che non mi tengo un cactus

Scommetto che per voi la nobile arte del sassismo è un'attività (non mi azzardo a scrivere la parola proibita :lol:) insulsa al limite della perversione :mrgreen:

E non c'è niente di male, eh: il bello dell'arrampicata è che ognuno può viverla come preferisce.
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Re: Super/iper lavoratissimo

Messaggioda VECCHIO » ven ott 06, 2017 14:58 pm

funkazzista ha scritto:
crodaiolo ha scritto:
PIEDENERO ha scritto:È un mio limite quello di non concepire la falesia come attività sportiva in senso stretto. Ma è giusto che sia così. Anzi tanto di cappello a chi ha volontà e dedizione. Vi sono indubbiamente aspetti molto interessanti nella ripetizione ma a me questo concetto, nell'arrampicata, non piace.

il tuo limite è lo stesso mio.
mi dicono dipenda esclusivamente dal fatto che non mi tengo un cactus

Scommetto che per voi la nobile arte del sassismo è un'attività (non mi azzardo a scrivere la parola proibita :lol:) insulsa al limite della perversione :mrgreen:

E non c'è niente di male, eh: il bello dell'arrampicata è che ognuno può viverla come preferisce.


il bello dell'arrampicata è che ognuno può viverla come preferisce

fosse vero per tutti e magari anche per il vivere!!! =D> =D> =D>
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Re: Super/iper lavoratissimo

Messaggioda grizzly » ven ott 06, 2017 15:13 pm

Considerando che ultimamente scalo un 5/6 tiri ad uscita in falesia... provare diciamo 350 volte un tiro vorrebbe dire metterci: 350/6 = 58 uscite.
Ad una uscita a settimana, nel we = più di un anno per un solo tiro. :cry: ... :o ...
O smetto o mi consolo con un paninazzo alle acciughe al verde e Barbera... :lol: :lol:
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Re: Super/iper lavoratissimo

Messaggioda scairanner » ven ott 06, 2017 15:21 pm

grizzly ha scritto:Considerando che ultimamente scalo un 5/6 tiri ad uscita in falesia... provare diciamo 350 volte un tiro vorrebbe dire metterci: 350/6 = 58 uscite.
Ad una uscita a settimana, nel we = più di un anno per un solo tiro. :cry: ... :o ...
O smetto o mi consolo con un paninazzo alle acciughe al verde e Barbera... :lol: :lol:


Ma devi pensare ai vantaggi: trovi un project nascosto e non devi più portare avanti e indietro il materiale, lo lasci alla base e i rinvii già passati, puoi anche togliere l'imbrago con il nodo già fatto, una fatica in meno.
Così nel zaino puoi mettere quante acciughe ti stanno :mrgreen:
-Come sarà la scalata di Adam Ondra nel 2030?
-Arrampicherò di certo. Spero di non scalare peggio di quanto non faccia ora...


-meno internet, più cabernet
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Re: Super/iper lavoratissimo

Messaggioda PIEDENERO » ven ott 06, 2017 15:23 pm

funkazzista ha scritto:.....
Scommetto che per voi la nobile arte del sassismo è un'attività (non mi azzardo a scrivere la parola proibita :lol:) insulsa al limite della perversione ...

.


Si vede che tu non hai mai visto le foto di coniglio che fa sassismo con l'asino


:mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:
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Re: Super/iper lavoratissimo

Messaggioda funkazzista » ven ott 06, 2017 17:59 pm

Mai viste (mi devo ritenere fortunato? :mrgreen:)
Maaa... e l'asino chi sarebbe?
È autobiografico?
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Re: Super/iper lavoratissimo

Messaggioda Fokozzone » lun ott 09, 2017 16:12 pm

PIEDENERO ha scritto:
VECCHIO ha scritto:Ci sono arrampicatori fortissimi in falesia che non concepiscono lo scalare a vista, o il ripetere un tiro.
Attrezzano, provano, riprovano, pezzo per pezzo, li collegano, dedicano mesi, memorizzano tutto, poi fanno il tiro una volta sola e cambiano obiettivo.
Forse li capisco, ma forse no.
Il mondo è bello perché è vario.


PIEDENERO ha scritto:Vero che chi pratica salto In lungo, con l'asta, lancio del giavellotto, del peso e via dicendo, prova il "tiro" centinaia di migliaia di volte
Ma che due balle provare un tiro 300 volte!

È un mio limite quello di non concepire la falesia come attività sportiva in senso stretto. Ma è giusto che sia così. Anzi tanto di cappello a chi ha volontà e dedizione. Vi sono indubbiamente aspetti molto interessanti nella ripetizione ma a me questo concetto, nell'arrampicata, non piace.


Provo a spiegare cosa provo io quando mi metto su un progetto (al mio basso livello) che mi attizza e cosa ci provo o ci ricavo a ripetere.

Quest'estate ero poco allenato e ho quasi sempre scalato su gradi bassi (per il mio livello). poi un amico mi porta a vedere una falesietta estiva, fresca, gradevole, ma molto piccola. Pochi tiri e in un attimo siamo a provare quello dal grado più alto (7b). Tiro corto corto (12 m circa) muro a canne, boulder sul tetto e muretto di dita. In pochi metri di tutto, bellissimo.

FASE 1) Prima impressione al tetto: impossibile, un passo fuori dalla nostra portata.
FASE 2) Torniamo, mi appendo corda dall'alto e inizio a esplorare tutte le possibilità, scopro che un metodo che rende il passo pensabile c'è. Le prese portano a sinistra dello spit a una piatta obliqua dove bisognerebbe rinviare, poi allungo a un verticale a destra, si mollano i piedi alla tarzan riposizionandoli a destra all'altezza della testa. Poi chiudendosi sul ginocchio si arriva a delle prese che consentirebbero il ristabilimento.
FASE 3) riesco a fare i singoli! Dopo la tarzanata bisogna andare a prendere una spallata alta di sinistra (il passo più duro) con questa ci si spinge sul piede destro a gamba completamente flessa e pinzato di destra. Poi lancio a manetta (svasa con angolo verticale buono) e ci si tira in piedi.
Fase 4) non riesco a rinviare, Non tengo abbastanza la piatta obliqua di sinistra, mi si muove la mano, mi buco la pelle. Rinvio con la fettuccia in mano. Poi rieco a fare i movimenti, magari al secondo o terzo colpo. penso che tornerò a chiuderlo in un momento in cui avrò più pompa.
FASE 5) Torno per far piacere all'amico e scopro un aggancio di punta dopo la tarzanata grazie a cui riesco a rinviare col corpo in orizzontale, testa più bassa dei piedi. Cado al lancio verso la manetta di uscita.
FASE 6) Le studio tutte per riuscire ad agguantare la manetta finale: piede destro più di punta per avvicinarlo al corpo, gamba sinistra (gamba parte alta sopra il ginocchio, il piede è inesorabilmente nel vuoto) appoggiata in varie posizioni al tettino per migliorare l'equilibrio. Mano sinistra sulla reglettina oppure fermo sul verticale, rotazione del gomito verso l'alto. Cado sempre lì.
FASE 7) La mano sinistra mi deve spingere verso la manetta di uscita. Quando agguanto quel verticalino dal basso pinzo sotto col pollice, semplifica l'inizio della rotazione sul piede destro, ma poi ho poca forza per il movimento successivo (allungo a manetta d'uscita con mano sinistra in spinta). Provo a introdurre un piccolo sforzo supplementare all'inizio del ristabilimento: anziché pinzare chiudo un po' la mano e sovrappongo il pollice all'indice rinunziando al pinzato.
Momento della verità: così ho più spinta, agguanto la manetta e chiudo il tiro.

Ne ho raccontate tante, ma non tutte quelle che ho pensato e provato. In pochi metri mi sono applicato a uno studio e perfezionamento continuo fino a trovare la soluzione con i mezzi a disposizione, come un puzzle. La soddisfazione della chiusura del tiro è stata simile al c.v.d. della dimostrazione di un teorema. Una visita immediatamente successiva a paderno (falesia atletica della bergamasca) mi ha dimostrato che il mio livello di pompa era decisamente bassino, alzando con ciò la soddisfazione per ciò che avevo fatto. Le varie fasi rispondono al numero di visite alla falesia per quel tiro.

Chi non ha il gusto per queste cose può trovare soddisfazione facendone altre. Ma, giusto per capire, ho provato a spiegare la mia attitudine e le mia applicazione nel lavorato di fino (circa 25 giri). Sicuramente la cosa più bella è stato passare dalla sensazione della impossibilità alla chiusura del tiro, risolvendo le difficoltà a livello tecnico. Un lavorato così non lo farei volentieri su un tiro di resistenza dove vale di più allenarsi a secco che non studiarlo, ma dove si può scoprire un metodo, trovare un riposo imprevisto, inventare un movimento non banale, lì mi ci immergo come in un creme caramel!
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Re: Super/iper lavoratissimo

Messaggioda wolf jak » lun ott 09, 2017 16:43 pm

Che lavoro di fino, chapeau =D>

sempre bello quando si riesce a risolvere un problema senza aumentare la forza :wink:

(dall'altro lato ti sbatte in faccia quanto si possa SEMPRE migliorare la tecnica, anche in pochi metri di tiro)
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Re: Super/iper lavoratissimo

Messaggioda coniglio » lun ott 09, 2017 18:26 pm

Fokozzone ha scritto:
PIEDENERO ha scritto:
VECCHIO ha scritto:Ci sono arrampicatori fortissimi in falesia che non concepiscono lo scalare a vista, o il ripetere un tiro.
Attrezzano, provano, riprovano, pezzo per pezzo, li collegano, dedicano mesi, memorizzano tutto, poi fanno il tiro una volta sola e cambiano obiettivo.
Forse li capisco, ma forse no.
Il mondo è bello perché è vario.


PIEDENERO ha scritto:Vero che chi pratica salto In lungo, con l'asta, lancio del giavellotto, del peso e via dicendo, prova il "tiro" centinaia di migliaia di volte
Ma che due balle provare un tiro 300 volte!

È un mio limite quello di non concepire la falesia come attività sportiva in senso stretto. Ma è giusto che sia così. Anzi tanto di cappello a chi ha volontà e dedizione. Vi sono indubbiamente aspetti molto interessanti nella ripetizione ma a me questo concetto, nell'arrampicata, non piace.


Provo a spiegare cosa provo io quando mi metto su un progetto (al mio basso livello) che mi attizza e cosa ci provo o ci ricavo a ripetere.

Quest'estate ero poco allenato e ho quasi sempre scalato su gradi bassi (per il mio livello). poi un amico mi porta a vedere una falesietta estiva, fresca, gradevole, ma molto piccola. Pochi tiri e in un attimo siamo a provare quello dal grado più alto (7b). Tiro corto corto (12 m circa) muro a canne, boulder sul tetto e muretto di dita. In pochi metri di tutto, bellissimo.

FASE 1) Prima impressione al tetto: impossibile, un passo fuori dalla nostra portata.
FASE 2) Torniamo, mi appendo corda dall'alto e inizio a esplorare tutte le possibilità, scopro che un metodo che rende il passo pensabile c'è. Le prese portano a sinistra dello spit a una piatta obliqua dove bisognerebbe rinviare, poi allungo a un verticale a destra, si mollano i piedi alla tarzan riposizionandoli a destra all'altezza della testa. Poi chiudendosi sul ginocchio si arriva a delle prese che consentirebbero il ristabilimento.
FASE 3) riesco a fare i singoli! Dopo la tarzanata bisogna andare a prendere una spallata alta di sinistra (il passo più duro) con questa ci si spinge sul piede destro a gamba completamente flessa e pinzato di destra. Poi lancio a manetta (svasa con angolo verticale buono) e ci si tira in piedi.
Fase 4) non riesco a rinviare, Non tengo abbastanza la piatta obliqua di sinistra, mi si muove la mano, mi buco la pelle. Rinvio con la fettuccia in mano. Poi rieco a fare i movimenti, magari al secondo o terzo colpo. penso che tornerò a chiuderlo in un momento in cui avrò più pompa.
FASE 5) Torno per far piacere all'amico e scopro un aggancio di punta dopo la tarzanata grazie a cui riesco a rinviare col corpo in orizzontale, testa più bassa dei piedi. Cado al lancio verso la manetta di uscita.
FASE 6) Le studio tutte per riuscire ad agguantare la manetta finale: piede destro più di punta per avvicinarlo al corpo, gamba sinistra (gamba parte alta sopra il ginocchio, il piede è inesorabilmente nel vuoto) appoggiata in varie posizioni al tettino per migliorare l'equilibrio. Mano sinistra sulla reglettina oppure fermo sul verticale, rotazione del gomito verso l'alto. Cado sempre lì.
FASE 7) La mano sinistra mi deve spingere verso la manetta di uscita. Quando agguanto quel verticalino dal basso pinzo sotto col pollice, semplifica l'inizio della rotazione sul piede destro, ma poi ho poca forza per il movimento successivo (allungo a manetta d'uscita con mano sinistra in spinta). Provo a introdurre un piccolo sforzo supplementare all'inizio del ristabilimento: anziché pinzare chiudo un po' la mano e sovrappongo il pollice all'indice rinunziando al pinzato.
Momento della verità: così ho più spinta, agguanto la manetta e chiudo il tiro.

Ne ho raccontate tante, ma non tutte quelle che ho pensato e provato. In pochi metri mi sono applicato a uno studio e perfezionamento continuo fino a trovare la soluzione con i mezzi a disposizione, come un puzzle. La soddisfazione della chiusura del tiro è stata simile al c.v.d. della dimostrazione di un teorema. Una visita immediatamente successiva a paderno (falesia atletica della bergamasca) mi ha dimostrato che il mio livello di pompa era decisamente bassino, alzando con ciò la soddisfazione per ciò che avevo fatto. Le varie fasi rispondono al numero di visite alla falesia per quel tiro.

Chi non ha il gusto per queste cose può trovare soddisfazione facendone altre. Ma, giusto per capire, ho provato a spiegare la mia attitudine e le mia applicazione nel lavorato di fino (circa 25 giri). Sicuramente la cosa più bella è stato passare dalla sensazione della impossibilità alla chiusura del tiro, risolvendo le difficoltà a livello tecnico. Un lavorato così non lo farei volentieri su un tiro di resistenza dove vale di più allenarsi a secco che non studiarlo, ma dove si può scoprire un metodo, trovare un riposo imprevisto, inventare un movimento non banale, lì mi ci immergo come in un creme caramel!


super descrizione.
sentire i secondi che si dilatano.
sentire che un micromovimento in realtà apre ad un universo di differenze in termini di propriocezione.
l'unica puntalcazzo che mi sento di fare
è sul tiro di resistenza ahahaha
anche lì (e forse di più) conta il perfezionamento dell'esecuzione
ai fini del portare a casa il tiro.
:)
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Re: Super/iper lavoratissimo

Messaggioda Peolo » lun ott 09, 2017 22:30 pm

Fokozzone ha scritto: La soddisfazione della chiusura del tiro è stata simile al c.v.d. della dimostrazione di un teorema.


=D> =D>
Anche a me piace un sacco questa idea dell'arrampicata come "soluzione di puzzle" :wink:

coniglio ha scritto:anche lì (e forse di più) conta il perfezionamento dell'esecuzione
ai fini del portare a casa il tiro.
:)
daje boss


Da quello che ho capito, o da come l'ho "filtrato" dal mio punto di vista, secondo me sottolineava l'aspetto della scoperta più che quello del perfezionamento, anche se non c'è un confine netto e a volte le cose vanno di pari passo.
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Re: Super/iper lavoratissimo

Messaggioda EvaK » lun ott 09, 2017 23:22 pm

Per me lavorare il tiro è fonte di ansia e frustrazione, mi sento troppo sbattuta davanti alle difficoltà che non riesco a superare. Non mi piace lavorare i tiri... poi, a meno di chiedere ai cavatori di Rezzato di andare a modificare un po' le pareti qui intorno, ovvio che le falesie sono bene o male quelle e i tiri si provano e riprovano, ma non in maniera sistematica. Non vadoa cercare di tornare lì fino a che il progetto non è chiuso.

Grande ammirazione per il sangue freddo e la solidità di chi invece affronta direttamente le proprie debolezze e con meticolosità lavora lavora lavora....

Ho invece qualcosa da dire sull'arrampicata di lavoro: non darei pr scontato che fare l'atleta arrampicatore sia poi così tanto uno sciallo. Non credo che Ondra, o qualche altro si senta il venerdi sera con gli amici e coralmente decidono dove andare, chi porta la corda, dove si va a bere la birretta dopo. Ho letto qualche cosa in giro, si parla di 5-6 allenamenti a settimana di arrampicata più altri di condizionamento e lavori aerobici. Allenarsi non è andare in palestra e cià vediamo cosa hanno tracciato di bello da provare... ma serie di ripetute, esercizi, circuiti, riposi cronometrati.
Passione è passione, lavoro per quanto bello, è lavoro. Noi vediamo il lato bello di quel lavoro. Certo che è meglio di tanti altri, ma non credo sia uno spasso.
Mi pare che Ondra abbia detto che per divertirsi fa MTB. bici. Quando non fa (per lavoro) lo studente universitario.
"Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne" (Immanuel Kant)

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